Un piccolo sguardo alla Guinea Bissau... Novità ci\vi attendono!
06/04/2023
Ciao e Buona Pasqua a tutti voi!
In missione ci sono delle cose che ti fanno disperare ma ci sono anche delle cose che ti aiutano ad avere il coraggio di andare avanti.
Segni…
In questa Pasqua otto giovani riceveranno il sacramento del Battesimo.
Cinque hanno fatto il cammino di preparazione con noi, gli altri tre sono della nostra comunità e, pur essendo andati altrove per frequentare la scuola, vogliono ricevere il Battesimo nella loro parrocchia di origine.
Abbiamo una coppia che sta seguendo la formazione di tre anni per diventare catechisti in catechistato. Adesso sono al loro secondo anno. Il 20 maggio si sposeranno, una cosa bella per noi e per il villaggio. Quando ritorneranno a casa, una volta finita la formazione, saranno non solo i catechisti ma anche i responsabili del loro villaggio, un punto di riferimento sociale e religioso per la comunità.
Grazie a voi, abbiamo anche alcuni studenti che sono aiutati nella formazione professionale, per avere un lavoro e un futuro.
Segni…
Milena André Sebastião sta studiando scienza dell’educazione e sta finendo il suo terzo anno, seguirà un anno per la monografia.
Ernestina (Tina) Julio Ocanti vuol essere infermiera e questo è il suo ultimo anno. Il prossimo le rimane da fare la monografia.
Adriano Maio Barbosa (Fabio) ha seguito un corso di studi sull’ambiente e ha già concluso. Adesso sta finendo la monografia. Non è riuscito a completarla in questo mese per dei problemi con il computer.
Fernando Henrique da Silva sta studiando per divenire insegnante, è il suo ultimo anno.
Cristovao ha cominciato quest’anno per formarsi e diventare insegnante. Lui lavorava nell’orto della missione. Ora lo sostituisce un altro ragazzo.
Segni…
Seguiamo un progetto attraverso la Caritas diocesana per aiutare i giovani ad essere piccoli imprenditori.
Abbiamo aperto anche una cartoleria, non solo sosterrà il lavoro dei giovani, ma contribuirà a rendere la parrocchia sempre più autosufficiente, il mio sogno.
Abbiamo scavato 4 pozzi nelle diverse isole, sostenuti da “Amici delle missioni”.
E adesso stiamo sta per costruire un asilo a Canogo, un’isola lontana da Bubaque, grazie ad un’ associazione di Padova che collabora con noi.
Io credo in tutti questi piccoli segni di vita.
“L’uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli”
Grazie per il vostro sostegno, senza voi questi piccoli segni non avrebbero continuità.
Grazie a ciascuno di voi.
Buona Pasqua. P. Stephen Khu Du
21/12/2022
Ma l'angelo disse loro:
«Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore.
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia»
(Luca 2: 10-12)
Qui non ci sono le luci colorate nelle strade e nelle case, nemmeno nelle chiese.
Non si vede nessun Babbo Natale e nessun albero decorato. Non si sentono canzoni natalizie in televisione. Non c’è la neve e neanche il freddo. Non sembra che ci sia il Natale. E così anche la parola Natale sembra non dire niente…
Ma c’è un uomo.
Un uomo senza tetto, senza famiglia, uno straniero senza documenti.
Tutti lo conoscono, ma nessuno vuole essere suo amico.
Il suo lavoro è spingere il carrello, il mestiere più disprezzato; spesso viene deriso.
Tutti i giorni, alle sette del mattino, sta vicino all’entrata della chiesa
per suonare la campana prima della messa.
Un giorno si ammala gravemente, viene ricoverato nel nostro presidio.
Io gli porto del cibo, lo imbocco, lavo i suoi vestiti e rimango alcuni minuti con lui.
È ciò che desidera di più, avere compagnia, qualcuno seduto accanto.
Questa è la cosa che mi costa di più. Stare senza fare.
D’altra parte, penso che sia un momento unico che mi riporta alle parole del Vangelo:
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
(Mc 12: 43-44).
Molte altre volte ho aiutato la gente. E continuo a farlo distribuendo cibo, sostenendo gli scolari e chi ha bisogno di cure. A volte penso in che modo.
Ho aiutato. È vero, ma quanto sudore ho versato? Oppure ho semplicemente “distribuito” aiuti?...
Su suggerimento dei medici decido di portarlo in città nell’ospedale dei francescani.
Ci vogliono quattro lunghe ore di viaggio con il barcone per arrivare in capitale.
Un viaggio dove quest’uomo piange per il dolore, vista l’assenza assoluta di comodità.
Per tutto il viaggio la gente che è sulla barca rimane indifferente.
Nessuno chiede come stia. Altri guardano con occhi curiosi: un cinese insieme con un africano malato.
Sto vicino a lui per tutto il viaggio senza muovermi coprendolo con un lenzuolo per proteggerlo dal sole. Dopo una settimana in capitale, devo tornare alla missione, lo lascio alle cure dei medici e spero nella provvidenza.
Mi sono fatto delle domande. Chi me l’ha fatto fare? Perché ho lasciato la parrocchia e le attività pastorali? Potevo chiedere a qualcun altro di stare con l’ammalato. Invece sono rimasto.
Ma Natale è un’altra cosa. Quest’uomo me l’ha fatto capire.
Mi sono anche ricordato di quand’ ero seminarista in Myanmar e c’era una Padre del Pime che seguiva la nostra formazione. Quando aveva del tempo libero, andava in un collegio di ragazzi disabili e si metteva al loro servizio, fino ad arrivare a lavare i loro vestiti sporchi. Questo mi ha colpito tanto perché i preti da noi, in Myanmar, sono “servitissimi”. Vederlo al servizio dei più deboli è stato un insegnamento grande, uno dei motivi che mi ha spinto a scegliere la via della missione.
Natale è davvero un’altra cosa.
***
Il segno di salvatore del mondo è un bambino avvolto in fasce e giace in una mangiatoia.
Tanti auguri e tante belle cose per voi e per la vostra famiglia.
Grazie di cuore per quello che avete fatto e state facendo per la missione di Bubaque.
Sicuramente è un segno per la popolazione.
P. Stephen Khu Du.
17/08/2022
“…forse lui voleva dirmi che non ero da solo”
Un saluto a Voi Tutti.
Abbiamo terminato l’anno pastorale 2021 – 2022.
Vorrei raccontarvi un po’ la mia esperienza in questo mio primo anno pastorale a Bubaque.
Bubaque è un’isola e, in quanto tale, è isolata, comprese le sue tante comunità sparse nell’arcipelago. Io non posso raggiungerle spesso come vorrei, tutto dipende dalla marea, dal marinaio e dalla situazione economica.
Ed essere da solo rende la cosa più difficile…
Cerco di farvi capire meglio cosa intendo.
Al mio arrivo in missione, dopo una quarantena causa Covid, Padre Luca e le suore non erano sull’isola, erano a Bissau.
Ho trovato alcuni anziani della comunità che mi stavano aspettando e ho così chiacchierato con loro, ma poi ognuno è rientrato a casa sua ed io…
Era stata preparata per me una stanza, proprio quella dove prima c’era P. Roberto Donghi.
La prima notte ho sognato di lui.
Mi ha chiesto di preparargli la minestra ed è uscito. Dopo un po’ di tempo è ritornato bussando alla porta. Ho chiesto chi fosse e ha risposto “Sono Donghi”. E mi sono detto: “Ma lui è morto! Come mai adesso è qui?”
Mi sono svegliato di soprassalto. Ero agitatissimo, ma alla fine ho pensato: “Forse lui voleva dirmi che non ero da solo”.
Qualche settimana dopo è successa un’altra cosa che mi ha fatto spaventare.
L’energia elettrica è venuta a mancare. Stavo riscaldando il cibo nel microonde per la cena, come ogni sera. Ma qualcosa non ha funzionato: l’’impianto elettrico di casa era saltato.
Io non sapevo il perché e non avevo la minima idea di come fosse fatto.
Dopo tre giorni, gli elettricisti sono venuti da Bissau e sono riusciti a metterlo a posto.
Di conseguenza ho capito come caricare le batterie con un generatore ed imparato come far funzionare la pompa dell’acqua.
Se non fosse successo tutto questo, ad oggi, non saprei nulla di queste cose.
In ogni posto nuovo dove vado, per me, è come rinascere, rinnovare lo spirito missionario, ricreare energia ed entusiasmo.
E proprio per questi motivi ho accettato volentieri quando mi hanno chiesto di cambiare destinazione, anche se mi trovavo benissimo dove ero.
Quando sono arrivato qui a Bubaque, le strutture della missione erano perfette, i gruppi della comunità ben organizzati e l’officina piena di materiali per i lavori e le manutenzioni.
Ho pensato che tutto fosse dovuto a P. Roberto e a voi. Non potevo che esserne grato.
Io ora cerco di fare un po’ di tutto: ho scoperto che mi piace la meccanica e l’elettricità.
Se succede qualcosa con le macchine e l’impianto elettrico cerco di sistemare il guasto da solo. Se non riesco, chiamo i specialisti.
A dire la verità, faccio un po’ di fatica ad intendermi con i lavoratori della missione, soprattutto per quanto riguarda le modalità e le tempistiche di esecuzione dei lavori richiesti. Non posso escludere che dipenda da me. Devo sicuramente migliorare le mie forme di comunicazione ed essere più autorevole.
Non è cosa facile, richiede tantissimo tempo ed io ci provo.
Anche con la gente, soprattutto con i giovani, devo imparare a rapportarmi in modo nuovo.
Ho intuito che si aspettano molto da me, forse troppo, ma la strada va percorsa insieme.
Io cerco di capire. Provo a cogliere in ogni situazione complessa gli aspetti positivi.
Insomma, mi impegno a trasformare le tante difficoltà in occasioni di crescita e di condivisione.
Ho dei progetti, timidi.
Per il prossimo anno mi propongo di diminuire le spese della missione, vorrei rendere la missione sempre più autonoma, senza dover dipendere troppo dagli aiuti esterni.
Il 2 settembre andrò in Thailandia per la formazione e ritornerò il 22 di settembre.
Ciao a voi tutti!
Grazie per la vostra vicinanza, a me, alla missione di Bubaque.
P. Stephen Khu Du
Natale 2021
“I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”
(Lc 2,16)
Carissimi amici di TAGME. Vi scrivo dalla mia quarantena a Roncadelle, il mio paese dove sono cresciuto, di ritorno in Italia per un beve periodo di due mesi richiamato per passare un periodo con la mia famiglia alle prese con alcuni problemi di salute legati all’età dei miei genitori.
Sempre i personaggi dei pastori, che troviamo nel vangelo di Luca e che qui vi propongo, mi sono sempre stati simpatici. Sarà forse il fatto del presepio, dove i pastori non possono mancare, assieme al ricordo della mia fanciullezza, dove il giorno della preparazione del presepio, grande festa quel giorno, mi divertivo a metterli tutti in fila indiana, prima di porli nel presepio; fatto sta, i pastori mi sono rimasti nel cuore, avvolti di simpatia e di benevolenza particolari. Eppure ai tempi di Gesù, non è che i pastori godevano di una buona fama (e a volte a ragion veduta): considerati “poco di buono”, vivevano isolati, sporchi e giudicati ladri; insomma, gente poco raccomandabile, da evitare. Eppure a loro, proprio a loro, per primi, giunge l’annuncio della nascita di Gesù: “oggi è nato per voi un salvatore… Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini da lui amati!” (Lc 2, 11.14). Certo che questo Dio ci spiazza sempre… Proprio a quell’accozzaglia di gente poco raccomandata doveva giungere per prima quel grande annuncio di pace e di amore? Da rimanere spiazzati… Dio è così… gli piace sorprenderci, sempre…
Con le dovute distanze, è un po’ quello che succede a me in Guinea Bissau, e a voi, cari amici amiche del gruppo TAGME, che con la Guinea (Catio e Bubaque in particolare) avete un rapporto privilegiato, rapporto di aiuto e di presenza, seppur non fisicamente. Siamo, noi tutti, in mezzo agli ultimi della terra, papa Francesco usa il termine, molto azzeccato a mio avviso, di abitanti delle periferie del mondo (che purtroppo sta perdendo, ora, tutta la sua carica di significato, perché usato e abusato, divenuto di moda e inglobato nel “political correct”). In mezzo a questa gente, chiamati con la nostra presenza a testimoniare la pace tra la gente (“pace agli uomini amati da Dio”), pace che si basa sulla giustizia e sulla condivisione universale dei beni, dove è riconosciuta la dignità di ogni essere umano, perché fratello e sorella, proprio perché essere umano. Il lavoro che facciamo diviene testimonianza di speranza in un mondo diverso, non schiavo di una finanza senza scrupoli, imperialistica e neo colonialista frutto di egoismi e visioni chiuse in se stesse, un modo nuovo che, come credente, vedo rappresentato, anzi incarnato, in quel “bambino adagiato nella mangiatoia”, venuto per “rovesciare i potenti dai loro troni e innalzare gli umili” (Lc 1,52).
Nel nostro piccolo, è quello che stiamo facendo, tutti noi: io, diciamo sul campo, voi a distanza. E se pensate, questo lo facciamo in nome di un’amicizia comune che ci lega, quella con padre Roberto, tutto ciò acquista un sapore ancora più unico e speciale.
Concretamente tutto quello che stiamo facendo va verso un unico obiettivo: testimoniare l’amore di Dio attraverso l’amore del nostro prossimo, specialmente l’ultimo, il senza voce, il periferico appunto, nel riconoscimento della sua dignità di essere umano che si concretizza nel rispetto dei suoi diritti e nel riconoscimento dei suoi doveri. Tutto va in questa direzione: le opere che con il vostro aiuto costruiamo o ristrutturiamo (ultima in termini di tempo, la ristrutturazione del salone parrocchiale), ma anche le varie formazioni fatte soprattutto dei nostri giovani adolescenti e bambini, le varie attività parrocchiali, le visite ai villaggi, gli aiuti alle persone in necessità attraverso la Caritas parrocchiale, i sostegni con borse di studio a ragazzi e ragazze per il loro curriculum universitario… Tutto, dicevo, va in questa direzione: rendere le persone soggetti protagoniste della loro vita, aiutarle ad abbandonare la mentalità dell’assistenzialismo (che noi stessi abbiamo inculcato loro), mentalità, diciamolo apertamente, che è frutto e supporta un sistema economico-finanziario mondiale che utilizza una falsa carità per rendere ancora più schiave queste persone. Il lavoro che noi stiamo facendo è verso la liberazione spirituale, culturale e fisica dei nostri amici guineensi, verso la loro liberazione integrale.
Lavoro lento, con molti ostacoli e opposizioni, che richiede speranza e fede, condite di una certa sana utopia e, perché no, “ingenuità”. Ma davanti a questa culla, dove un bambino è stato posto, bambino nato “per amore solo per amore”, noi pastori (sì, perché anche noi siamo in qualche modo pastori, periferici destinatari di un messaggio che sconvolge e ribalta tutti i pensieri di potenza e di onnipotenza), non posso, non possiamo che rinnovare la nostra fede e speranza in un mondo migliore, dove tutti gli uomini e donne possano vivere come fratelli e sorelle, un modo ben rappresentato dal profeta Zaccaria che vede “i vecchi seduti nelle piazze di Gerusalemme con i loro bastoni per la loro longevità e le piazze della città formicare di fanciulli e fanciulle che giocano” (Zac 8,4-5).
Questo è il nostro augurio (di P. Stephen, il nuovo parroco, e il mio) per questo Natale 2021: “andiamo a Betlemme a vedere un bambino adagiato in una mangiatoia”.
Buon Natale
Padre Luca
9 ottobre 2021
...ci ritroveremo per continuare a costruire mattone su mattone quella casa sulla roccia che unisce noi e la Guinea... a presto novità!
28 settembre 2021
NEWS GUINEA BISSAU - P. Davide Sciocco
Carissimi amici,
un saluto dalla Guinea Bissau all’inizio di un nuovo anno di attività.
In questo periodo abbiamo realizzato molti incontri di formazione per bambini, adolescenti e giovani approfittando delle vacanze scolastiche. Formare persone con valori umani e spirituali forti sono il maggiore contributo per questa società in forte crisi.
La situazione sociale é davvero grave: sono state introdotte nuove tasse e i prezzi dei beni di prima necessità sono andati alle stelle. La gente soffre, e aumentano gli scioperi. Drammatica la situazione negli ospedali: da 4 giorni tutti gli ospedali statali del Paese sono senza neanche i servizi minimi! Terribile! Le scuole statali rischiano di annullare il secondo anno consecutivo. Ecco perché oltre a sostenere le emergenze, diamo priorità alla formazione delle persone.
Oggi inaugurazione del salone parrocchiale a Bubaque: il salone p. Roberto Donghi - Tagme.
Come vedete l'idea di p.Roberto si concretizza ogni giorno di più con attività educative e sociali.... Il grazie va anche a voi del gruppo Tagme" direttamente dalla nostra Guinea Bissau.
30 aprile 2021
" Si va su, verso un Dio che scende a trovarci, e non è mai in ferie, e non è di passaggio -come noi- su questa terra, ma in questa terra ha scelto di vivere e morire, di venirci incontro durante la burrasca e di allungare la sua mano forte e dolce, quando l'acqua ci giunge alla gola." Don Davide Caldirola
È deceduto questa notte, nella casa del Pime di Lecco, padre Roberto Donghi, missionario del Pime che ha vissuto a lungo in Guinea Bissau. Avrebbe compiuto 49 anni tra qualche giorno.
Con un po' di pazienza e la ricerca di una gru abbastanza lunga... anche la cisterna a Fatima è stata posizionata!
E un nome nuovo per ricordare...
Amici... in attesa di rivederci... Buona Pasqua!
Grazie a ciascuno di voi e un caro augurio di Buon Natale!
Bissau 24-09-2020
Carissimi amici,
in questi mesi siamo alle prese con il Coronavirus, come tutti, ma soprattutto siamo stati benedetti da piogge molto abbondanti, in alcune zone anche troppo.
Nel mese di giugno avevamo chiesto aiuto per sostenere i contadini dell’isola di Orango, al fine di aumentare la produzione di fagioli e arachidi, in cambio di riso.
Grazie al vostro aiuto il progetto è andato a buon fine e le speranze sono ottime in vista dei raccolti alla fine di novembre.
La popolazione ha veramente capito il senso dell’aiuto e ha lavorato molto. Non dimenticate che qui il lavoro è tutto manuale e poi bisogna difendersi dalla foresta e i suoi animali.
Grazie alla vostra generosità abbiamo potuto aumentare il numero di famiglie da 90 a 150, che hanno beneficiato del nostro appoggio. Inoltre siamo intervenuti anche in un’altra isola, Canhabake, dove abbiamo aiutato la popolazione con 2,5 tonnellate di riso, per sostenerli nel lavoro di questi mesi.
Sono veramente contento di quanto siamo riusciti a fare insieme e grazie al vostro appoggio. E’ un grande segno di speranza soprattutto per i giovani che vivono su queste isole, una speranza per un futuro diverso e migliore, dove si può vivere del frutto del proprio lavoro, con dignità e orgoglio, anche se a fine giornata la schiena fa male e le mani sono sporche di terra.
Una grande speranza!!!
Un grande grazie a tutti voi e continuate ad aiutarci come potete, perché anche in questo periodo complicato la vita continua e per alcuni è sempre più difficile. Grazie!
Un abbraccio grande
P. Roby
P.S Probabilmente ci vedremo presto perché devo rientrare in Italia per alcuni piccoli problemi di salute da risolvere. A presto.
Bubake 14-05-2020
Carissimi amici,
vi spero tutti bene.
E’ veramente difficile sedersi alla scrivania, raccogliere i pensieri e metterli nero su bianco, perché nel giro di tre mesi ci siamo ritrovati in un mondo diverso, con un vissuto quotidiano nuovo, relazioni e situazioni inaspettate, con paure e incertezze a cui non siamo preparati e abituati…… ci siamo ritrovati a fare i conti con tante domande di senso, grandi, a cui non è facile rispondere.
Ci siamo anche ritrovati cercatori di speranza, per continuare a sognare e a fare un passo avanti nelle nostre vite, nelle nostre famiglie.
Con gioia vi comunico che il progetto "LA CASA SULLA ROCCIA " è terminato con successo e in tempi record!!!
La casa è terminata e soprattutto è molto bella.
Grazie ai volontari, Marco,Pasquale e Gian Maria, grazie a tutti voi, siamo riusciti a terminare i lavori giusto in tempo. Il rientro dei volontari è stato un po’ travagliato a causa della chiusura degli aeroporti, ma alla fine è andato tutto bene.
Quando la situazione lo permetterà faremo anche una inaugurazione ufficiale, ma è già tutto funzionante.
Tre mesi di lavoro intenso qui, tanti mesi di lavoro silenzioso in Italia e...MATTONE SU MATTONE siamo riusciti ad arrivare alla fine, siamo riusciti a fare una cosa veramente bella.
Noi possiamo dire solo grazie, con tutto il cuore, perché senza di voi non avremmo potuto fare nulla o quasi.
Siatene fieri e fate festa con noi!!
Per quanto riguarda il resto…….
A febbraio c’è stato un colpo di stato nel paese, creando una situazione politico – sociale, ancora più instabile. Ad oggi la situazione non è risolta, ma si aggrava ogni giorno, complice la comunità internazionale e l’attuale situazione mondiale.
Il Covid-19 è arrivato anche qui in Guinea.
Inizialmente sono state prese misure di prevenzione generale (chiusura delle frontiere, aeroporto, porti, restrizioni per gli spostamenti interni), ma senza casi di contagio registrati. Nelle ultime tre settimane invece, il virus ha preso piede e ci sono i primi decessi, registrati nella capitale.
Con uno stato inesistente e un sistema sanitario molto fragile e privo di mezzi, è molto difficile fare fronte a questa pandemia, anche perché la gente fa fatica a prendere sul serio le varie restrizioni e regole che aiutano a contenere il virus. In parte a causa dell’ignoranza diffusa e in parte anche per il sistema di vita concreto, che rende tutto più complicato. Ogni giorno la gente deve cercare il cibo per mangiare, deve andare a raccogliere l’acqua, la legna; le case non sono pensate per vivere dentro ma solo per dormire, il distanziamento sociale è lontano dal pensiero comune, tanti lavori manuali si possono fare solo insieme ...è veramente difficile.
Oltre all’emergenza sanitaria, quello che fa più paura sono le conseguenze economiche concrete in un paese con una economia di sussistenza. Quest’anno l’anacardo, unico prodotto di esportazione, non si si riesce a vendere, a causa della situazione politica interna e della crisi mondiale. Ciò significa che i contadini non hanno più di che vivere e lavorare.
La fame comincia a bussare alle porte di tante famiglie, che fino a ieri se la cavavano dignitosamente.
Cosa fare di fronte a tutto questo? E’ la domanda che ci portiamo dentro in questi giorni, che poi si traduce in azioni e decisioni quotidiane non sempre piacevoli.
Chi aiuto e chi no?
Come chiesa locale facciamo il possibile e soprattutto si cerca di pensare anche a piani di intervento a lungo termine dove possibile.
Attraverso la Caritas nazionale e le varie Caritas sparse sul territorio, stiamo facendo per ora interventi di tipo formativo di sensibilizzazione della popolazione per quanto riguarda il virus e alcune norme di comportamento.
Produciamo la candeggina che poi viene distribuita nei villaggi per disinfettare le mani, l’acqua, alcuni ambienti.
Dopo una visita in tutti i villaggi dell’isola di Bubake, abbiamo aiutato con 10 Kg di riso circa 60 anziani a rischio, ammalati o soli.
Quando possibile visitiamo altre isole per cercare di renderci conto dei bisogni urgenti e soprattutto del prossimo futuro, così da pensare insieme degli interventi di aiuto mirati, senza creare dipendenze o altro.
Stiamo anche cercando di pensare un modo per sostenere i contadini e invogliarli a produrre di più nella stagione delle piogge ormai alle porte, stagione di grandi lavori soprattutto per risaie, campi di fagioli e arachidi. Coscienti del fatto che nessuno può andare nei campi con la pancia vuota!!
Tante idee, pochi mezzi, ma è bello vedere come i cristiani si diano da fare in tutto questo, segno che il Vangelo diventa vita vissuta, Carità concreta anche se con mani povere. Questa cosa aiuta a non perdere coraggio e voglia di sognare sempre in grande.
Per fare tutto questo vi chiedo di continuare ad aiutarci come potete, attraverso i soliti canali del PIME o di TAGME, così da trasformare i sogni in realtà insieme.
Oggi, 14 Maggio, è la giornata universale di preghiera per chiedere a Dio la forza per superare questo tempo di sofferenza. Fedeli di ogni religione chiedono a Dio insieme il dono della speranza per continuare a camminare e lottare,
malgrado la fragilità umana che ci portiamo dentro.
Preghiamo a vicenda. Affidiamoci a vicenda.
Un abbraccio a tutti
CIAO
P. Roby
Cari amici,
come potrete immaginare i nostri annuali appuntamenti primaverili per ritrovarci insieme per ora sono stati annullati. Non escludiamo la possibilità di poter organizzare qualcosa più avanti... Ma un passo alla volta, nel rispetto delle regole e della sicurezza di tutti noi.
Un passo alla volta , un mattone dopo l'altro...
Un po' come la nostra casa sulla roccia ha preso forma .
Sì, "la Casa sulla Roccia" è cresciuta e finalmente ha un tetto, ha porte, ha finestre ed è pronta per accogliere.
Un passo alla volta, la vita, la comunità, il villaggio vanno avanti.
In questi giorni ci è capitato di leggere questo pensiero, che vogliamo fare un po' nostro:
"Bisogna isolare, ma non isolarsi.
Bisogna restare a casa, ma muoversi e respirare"
Non vogliamo isolarci .
E nemmeno dimenticare ciò che accade intorno a noi.
Né ritrovarci a pensare chi è più importante o chi è al primo posto?
Quello che cercheremo di fare in questo periodo è quello di mostrarvi un mondo che continua a "respirare" e a "crescere" nonostante le difficoltà e le fatiche che questa realtà quotidiana ci presenta.
Caritas parrocchiale di Bubaque: produzione "casalinga" di liscivia per la popolazione di Bubaque e aiuto alle persone fragili e povere a causa del Covid-19.
Bubake 25-01-2020
“Mattone su mattone …”
Carissimi amici,
vi spero tutti bene e che il nuovo anno sia iniziato al meglio, almeno nei propositi.
Avrei voluto e anche dovuto scrivervi un po’ prima, ma siamo nel pieno delle attività e dei lavori.
“Mattone su mattone viene su la grande casa…” sono le parole di una canzone dell’asilo che mi risuonano in testa da diversi giorni.
Sì perché il progetto “LA CASA SULLA ROCCIA” è in pieno svolgimento. I volontari, Marco, Pasquale e Gianmaria sono con noi dal 10 Dicembre; il materiale dei container è arrivato a Bubake la notte del 23 e la vigilia di Natale era tutto ben sistemato in missione. Il 27 abbiamo ufficialmente iniziato con anche una squadra di giovani operai dell’isola.
Una tegola alla volta abbiamo smontato il tetto, demolito soffitto, muri e… ricostruito mattone su mattone. Ad oggi siamo quasi pronti per coprire il tetto!!!
Certo c’è ancora tanto da fare ma si comincia a vedere la nuova casa. Una bella soddisfazione.
I volontari lavorano con ritmi “bergamaschi”, malgrado il caldo, e i nostri ragazzi cercano di tenere il passo di questi tre pensionati, restando a bocca aperta perché non è normale che una persona con i capelli bianchi lavori e lavori così tanto!!!
Come sempre è una grande testimonianza, fatta di poche parole e tanto sudore condiviso, che lascerà il segno per molto tempo.
Ma...non è tutto solo lavoro. C’è la vita insieme, visto che siamo in cinque uomini sotto lo stesso tetto, e la vita e i tempi delle persone della comunità che ci circondano.
Un’esperienza bella che bisogna solo provare!
Quando vado in cantiere e vedo la casa che prende forma mattone su mattone, o la struttura del tetto che sale ferro dopo ferro, con il pensiero volo sempre da voi e mi sale una preghiera composta di una sola parola, GRAZIE.
Un progetto iniziato due anni fa, sognato ancora prima.
Un progetto che ha chiesto e sta ancora chiedendo parecchi soldi ( 80.000 € e più ) , raccolti grazie a tutti voi, al PIME, a TAGME, a Melegnano, alla Taccona, grazie a tantissimi amici e sconosciuti, piccoli e grandi.
Dai disegni precisi agli spaghetti, indispensabili per poter lavorare.
Una preghiera, un GRAZIE, da parte mia e da parte di tutta la nostra comunità.
Per quanto riguarda tutto il resto…..
Dopo le elezioni presidenziali, con il ballottaggio il 29 Dicembre, è tutto fermo e poco chiaro. Il vincitore non è ancora stato annunciato e si rischia di annullare e rifare tutto. Nel frattempo i problemi della gente diventano sempre più difficili da risolvere e soprattutto il futuro e la speranza appaiono sempre più lontani.
La comunità cristiana continua il suo cammino. Quest’anno abbiamo un centinaio di giovani/adulti nel cammino del catecumenato. Due o tre coppie che vorrebbero prepararsi al matrimonio cristiano. Abbiamo da poco terminato una settimana di formazione per i responsabili delle piccole comunità delle diverse isole dove lavoriamo, ed ora ci prepariamo per il tempo della Quaresima che è alle porte.
Anche qui “mattone su mattone...” sapendo che in questo caso l’INGEGNERE ha una fantasia che spetta a noi intuire e apprezzare. E’ opera sua.
Un abbraccio a tutti e ancora GRAZIE.
CIAO
p. Roby
Bubake 23-10-2019
1000
Carissimi amici,
il tempo delle piogge è quasi al termine e ci stiamo preparando per un nuovo
anno di attività sociali e pastorali.
Le scuole non sono ancora iniziate, quelle dello stato, e siamo tutti un po’ con il fiato
sospeso in attesa delle elezioni presidenziali del 24 novembre.Un appuntamento importante per la Guinea Bissau, ricco di speranze e anche di paure, perché una parte della classe politica non vuole le elezioni e fa di tutto per destabilizzare il paese. Un film già visto, è vero, ma a cui non possiamo abituarci.
Il progetto di ristrutturazione, "LA CASA SULLA ROCCIA" è ufficialmente iniziato con l’invio di 2 container di materiale e prossimamente con l’arrivo dei primi volontari, Marco e Pasquale.
Cercherò di tenervi aggiornati e informati. I lavori partiranno poco prima di Natale se tutto va bene.
“Ho 1000 cose da fare!”
Usiamo spesso questa espressione, a volte perché è vero e ci ritroviamo a rincorrere il tempo, le tante cose da fare, le relazioni… A volte è una scusa che ci raccontiamo perché presi dalla pigrizia,dalla stanchezza, dalla perdita di senso di alcune cose.
Oggi però questo numero assume un nuovo significa per me e per la nostra comunità cristiana sulle isole.
1000 sono i giorni che iniziano dal concepimento di un bambino fino ai 2 anni. 1000 !!!
Per questo la Caritas nazionale gestisce due tipi di strutture: la Casa delle mamme e il Centro di Recupero Nutrizionale.
La Casa delle mamme (CDM) è una casa, situata all’interno dell’ospedale, che ospita le donne in gravidanza con alto rischio ostetrico. Queste donne vivono alcuni mesi della gravidanza (a seconda del rischio osservato) nella Casa delle mamme, in modo da essere già in ospedale al momento del parto che, con buone probabilità, potrebbe presentare dei problemi, viste le loro condizioni di alto rischio. Le situazioni a rischio sono identificate grazie al lavoro di animatori e agenti di salute comunitaria dei villaggi che sono stati formati per riconoscere i fattori di rischio ostetrico e “incamminare” le donne verso la Casa delle mamme.
Il Centro di Recupero Nutrizionale (CRN) è un luogo dove arrivano i bambini in situazione di denutrizione moderata o grave, identificati grazie al lavoro di animatori e agenti di salute nei villaggi.
Qui i bambini ricevono un’alimentazione adeguata e rinforzata per poter recuperare il peso ideale e alle mamme vengono date informazioni e formazioni sulla corretta alimentazione, su come preparare le “pappe ricostituenti” e su diversi altri argomenti.
Ad Agosto è stata aperta la casa delle mamme anche a Bubake, sotto la direzione della Caritas nazionale e parrocchiale. In questi primi tre mesi abbiamo accolto una ventina di mamme ad alto rischio ostetrico che sono riuscite a portare a termine la gravidanza senza grossi problemi.
Un’esperienza nuova, molto impegnativa e che coinvolge molte persone.
Un altro modo che i cristiani hanno per essere segno della cura di Dio per questa umanità.
Per noi è una grande sfida, ma è anche motivo di ringraziamento.
Fa bene alla comunità!
Un abbraccio a tutti e un grande GRAZIE.
CIAO
p. Roby
Grazie a tutti per la splendida giornata!
09-10-2019
NUOVA DIREZIONE PIME IN GUINEA BISSAU
Dal 9 ottobre il PIME in Guinea Bissau ha una nuova Direzione
P. Davide Sciocco - superiore regionale
P. Alberto Zamberletti - vice
P. Giovanni Demaria, p. Giovanni Phe Thu, p. Roberto Donghi - Consiglieri
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28-09-2019
E' in partenza un container (o forse due) carico carico di...
Grazie a tutti .
24-09-2019
Buon anniversario di indipendenza amici della Guinea Bissau ... con l'augurio di un vero riscatto e di una vera libertà della vostra terra e del vostro popolo
"Piccoli" lavori in Casa Madre a Bissau
Bubake 20-12-2018
"ESSERE BALSAMO PER LE FERITE DEGLI ALTRI
Così scriveva Etty Hillesum prima di morire ad Auschiwitz nel 1942.
(...)Così forse capisco quelle parole.....ESSERE BALSAMO, amare il prossimo senza nulla in cambio ma...AMARE!!!!
E’ il mio Natale, il nostro Natale oggi.
La donna anziana che porta un sacchetto di plastica con due pantaloni e una maglietta per chi è rimasto senza niente.
I bambini che cercano tra le ceneri le monete, sperando nel domani.
E’ Natale perchè proviamo a essere una goccia di BALSAMO per chi ci sta vicino o ci passa solo accanto."
Continua la lettura con gli auguri di Natale in "Lettera della Guinea"
Nella piccola piazza di Catiò partenze e arrivi sono una regola. Succede soprattutto al mattino presto e alla sera, in questo piccolo centro nel sud della Guinea Bissau. Donne con i bambini, molti adolescenti e qualche adulto prendono normalmente la via dei villaggi, sparpagliati intorno alla chiesa costruita prima dell’Indipendenza dai portoghesi e ora sotto la guida pastorale dei missionari del Pime, il Pontificio istituto missioni estere, presente nel Paese da ben settant’anni.
La differenza tra chi parte, chi arriva e chi resta è molto sottile.
(...) «Mi chiedi se conosco qualcuno che è partito per l’Europa? Certo. Chi riesce a mettere da parte una buona somma, magari facendosela prestare, parte con tutti i mezzi possibili: camion, pullman, auto. Lo fa perché qui non trova lavoro e non vede futuro. Eppure siamo in tanti a restare, perché sogniamo un futuro diverso qui».
dal "Reportage. Tra i villaggi dell'Africa: «Il futuro è qui»"
Inviato a Catiò (Guinea Bissau) - Diego Motta martedì 11 luglio 2017
Per concludere la lettura clicca sul link qui sotto!
"I segni del fuoco sono ancora evidenti, la gente vive ancora sotto gli alberi, ma hanno cominciato a ricostruire i tetti, a rimettere gli intonaci sulle case e a trasportare tutto il legname necessario tagliato in foresta.
Sono lavori lunghi, che richiedono anche parecchia forza fisica, visto che è fatto tutto a mano e caricato tutto in testa!!!
Un villaggio rinato soprattutto nel cuore e nella speranza di un futuro migliore."
Continua la lettura con gli auguri di Pasqua in "Lettera della Guinea"
Ecco un assaggio dell'ultima lettera arrivata ...
Bubake 13.12.2016
"Cosa porterà questo Natale al popolo della Guinea Bissau non lo sappiamo, io mi auguro porti la forza di lottare per la giustizia e soprattutto uno sguardo di speranza.
Da quasi due anni non c’è governo, aumenta la corruzione, il traffico di droga e di esseri umani. I servizi minimi non sono garantiti e ad oggi le scuole dello stato non sono ancora iniziate.
Niente di nuovo sotto il sole, direbbe qualcuno, e invece no, perché aumentano i poveri e le sofferenze della gente!!!"
...per continuare a leggerla clicca su "Lettere dalla Guinea"
Bubake 12-10-2016
"Vita quotidiana: 40 profughi si sono incagliati davanti alla nostra isola, provenienti dalla Guinea Conakry, dalla Sierra Leone, dal Ghana, tutti tra i 15 e 40 anni, senza passaporti, con la promessa di arrivare in Senegal, per lavorare due anni sui pescherecci cinesi e poi cercare di andare in Europa, via Marocco o Libia (i passaporti sono in mano ai cinesi).
Finire spiaggiati in Guinea Bissau è… indescrivibile."
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