Carissimi amici di Tagme diamoci una mano, sono Davide Simionato, missionario del Pime dal giugno 1991.
Ho lavorato nell’animazione missionaria in Italia fino a marzo ’98, e dopo un corso estivo di lingua in Portogallo, sono approdato in Guinea Bissau, nel bel mezzo della guerra ‘civile’ durata undici mesi fino a maggio ’99. A motivo della situazione non facile che si viveva nella Capitale, ho trascorso i primi due anni nella missione di Catió, geograficamente ben lontana dalla confusione socio-politica della Città di Bissau.
Dopo essermi fatto le ossa con il Criolo e una pastorale ovviamente diversa da quella italiana, sono stato destinato a Suzana, missione storica del Pime a Nord-Ovest della Nazione, dove sono rimasto fino a tutto il 2009.
Sono stati anni intensi e ricchi di esperienze che hanno formato la mia personalità in modo deciso. La testimonianza di fede e passione per il Vangelo, che ho ricevuto dalle comunità cristiane dei villaggi evangelizzati da P. Marmugi (morto nel 1973 e seppellito a Suzana) e da P. Zé Fumagalli, ininterrottamente a Suzana dal 1968 a tutt’oggi, è stato il contributo più ricco che ho ricevuto nella mia vita sacerdotale in questi anni. Posso tranquillamente affermare che ho imparato a fare il missionario con i felupes di quella terra, che tanto ho apprezzato e ancora amo, come pastore e come uomo.
Un inaspettato incidente alla colonna vertebrale, occorso nel bel mezzo del 2009 ha compromesso seriamente le mie prestazioni missionarie, in un posto dove le condizioni climatiche, i ritmi intensi del lavoro di formazione e, non ultime, le condizioni molto difficili delle strade e dei mezzi di comunicazione, esigono uno stato di salute fisico più che discreto.
Nel frattempo i superiori di Roma avevano messo gli occhi su di me per un servizio negli uffici dell’economato generale del Pime. Seppure con una profonda tristezza nel cuore, ho accettato l’incarico e sono rientrato in Italia con la previsione di doverci rimanere per un minimo di cinque anni.
Ma la Provvidenza aveva altri piani su di me.
Aiutato da un Chiropratico americano, amico dei missionari, e con tanto esercizio fisico quotidiano, ho recuperato la funzionalità della schiena in modo del tutto insperato, senza neppure ricorrere alla chirurgia programmata per le due ernie discali. Ho incominciato a sentirmi un pesce fuor d’acqua già a metà luglio 2010.
Il legame epistolare e telefonico con tanti amici lasciati in Guinea mi convinceva sempre più a chiedere al superiore generale il permesso di interrompere anticipatamente il servizio in Italia per poter continuare a spendere i miei anni migliori a servizio di un popolo e di una Chiesa che ormai sento come la mia autentica Famiglia.
Ora godo di OTTIMA SALUTE, soprattutto spirituale. Qui mi sento proprio bene e la gente mi vuole molto-molto bene, anche se non merito tutto questo affetto.
Dopo le difficoltà dei primi mesi, in cui ho cercato di prendere le misure della nuova realtà missionaria delle isole Bijagós in cui sono stato destinato da quando sono rientrato in Guinea nel nov 2010, adesso incomincio a vedere un po' meglio il percorso da seguire e soprattutto sto ingranando nel lavoro con la gente dei villaggi in cui cerco di far conoscere il Vangelo di Gesù.
Sicuramente una buona parte del mio successo è dovuta alle preghiere di quanti in Italia mi seguono con affetto e stima, senza dimenticarsi anche delle nostre necessità materiali. Quando penso a amiche e amici che pregano per noi missionari tutti i giorni.... mi sento in una botte di ferro.
Le sfide di ordine pastorale e culturale in cui sto vivendo da un anno a questa parte, sono notevoli e alle volte mi mozzano il fiato, ma insieme ai miei confratelli (p. Roberto su tutti) cercherò di affrontarle sempre con l’entusiasmo che, grazie a Dio, non mi ha mai abbandonato nei miei quasi 21 anni di sacerdozio. Agli amici di Tagme vada tutta la mia riconoscenza per la passione con cui appoggiate le nostre attività missionarie.